Quando ero in ospedale, il rischio di compierci gli anni dentro è stato serio fino all’ultimo.
Gli infermieri avevano proposto di organizzare un party: io sarei stata l’addetta al gonfiaggio palloncini.
Quei simpatici buontemponi.
Ancora mi fanno le feste, quando passo di là.
Dicono che un letto per me c’è e ci sarà sempre.
Il mio polmone è come l’universo: in espansione!
E Deo gratias!, ha poi detto il mio dottore.
Che, tra parentesi, nel frattempo si è anche trasferito nel palazzo di fianco al mio.
Ha ancora le parvenze di un otre pieno di melma stagnante (non il dottore, il polmone), ma almeno sta ricominciando a fare quello per cui era stato progettato in origine: semplicemente, RESPIRARE.
L’équipe degli allegri chirurghi ha deciso di lasciarmi in pace, almeno per il momento, e inspiegabilmente stavolta la notizia non mi ha provocato reazioni da cane abbandonato in autostrada a ferragosto: ci rivediamo con calma fra un paio di mesi, sempre se nel frattempo non scappo per sempre e buona notte ai sognatori.
Al mio fianco resta il fedele Fisio-del-mio-cuore (o del mio fianco, appunto), col quale continuerò questa strana forma di riabilitazione praticamente per buona parte dell’estate, proseguendo a mentire spudoratamente sull’intensità del dolore alla schiena, così da far leva sui suoi sentimenti pietosi e riuscire a scucirgli, di tanto in tanto, qualche minuto di quel massaggio miracoloso che sa fare così bene.
Poi, sono sicura, ci saranno senz’altro anche il Dottor D e il suo ecografo, a farmi compagnia nei momenti più bui.
O anche in altri momenti, perché secondo me non mi molla così alla guazza, come si dice da queste parti.
È così bello avere delle certezze nella vita.
O, almeno, è abbastanza bello crederci.
Come quella che in realtà HO SEMPRE POTUTO VOLARE, ma nessuno ha mai voluto smentire apertamente il dottor Ansia e a me è toccato rinunciare a Formentera per non contraddirlo.
Che poi avrei preso brutto tempo, epperò sticazzi.
È anche aria di risarcimenti: un concerto gratis e un’altra chance di vacanza al mare.
Poi ho ripreso a slavoricchiare, e a riuscire a far tardi la sera, e a fare le scale senza diventare paonazza, e a cantare a squarciagola senza la sensazione di collassare.
Cosa, questa, davvero molto importante, perché io ho sempre in testa una qualche canzone, e le canzoni vanno cantate.
Anche.
Anzi, a breve ci sarà una nuova categoria nel blog, che si chiamerà C’è sempre una canzone, e che mi servirà come pretesto per infilare da qualche parte tutta questa musica che mi frulla nella testa e che non so dove mettere altrimenti, ché la gente non so perché ma ho notato che ha un po’ paura di quelli che cantano sempre.
E invece io, che adesso forse riuscirei davvero a gonfiare da sola un intero palloncino, anche se non ci ho ancora provato, in questo momento della mia vita praticamente canterei e basta.