Ho guardato dentro una bugia
e ho capito che è una malattia
che alla fine non si può guarire mai
e ho cercato di convincermi
che tu non ce l’hai
E ho guardato dentro casa tua
e ho capito che era una follia
avere pensato che fossi soltanto mia
e ho cercato di dimenticare
di non guardare
E ho guardato la televisione
e mi è venuta come l’impressione
che mi stessero rubando il tempo e che tu
che tu mi rubi l’amore
ma poi ho camminato tanto e fuori
c’era un gran rumore
che non ho più pensato a tutte queste cose
E ho guardato dentro un’emozione
e ci ho visto dentro tanto amore
che ho capito perché non si comanda al cuore
E va bene così
senza parole
E guardando la televisione
mi è venuta come l’impressione
che mi stessero rubando il tempo e che tu
che tu mi rubi l’amore
ma poi ho camminato tanto e fuori
c’era un grande sole
che non ho più pensato a tutte queste cose
E va bene così
senza parole.
Solo che un blog senza parole bisogna che sia fatto molto, molto bene.
Quindi, nell’attesa di progettare e realizzare il Blog del silenzio che parla, per fortuna c’è Vasco.
Vasco è una fonte inesauribile di tutte (proprio tutte) le parole che ti possono servire nel momento esatto in cui ne hai bisogno ma sei troppo ignorante o pigro per trovarle.
Ché a lui gli escono così, da sole come i sogni, e senza parole più che altro ci resti tu davanti alla magia.
E, siccome in questi giorni sto camminando tanto e fuori c’è sempre un grande sole, e ad ogni passo mi si formano nella testa nuove nuvole di pensieri arruffati come i miei capelli senza capo né coda (ma per lo più a forma di cuore), ho pensato di aggrapparmi a lui per provare a buttare fuori almeno una prima impressione di senso compiuto.
Che è proprio quella lì della canzone.
Veh che bravo.
Tra parentesi, io là c’ero.
Orgogliona che non sono altro.