Supercalifragilistichespiralidoso


Il primo modulo del mio primo corso nel cassetto si chiamerà La borsa di Mary Poppins – vademecum di un tutor autosufficiente.

Anni e anni di esperienza sul campo mi hanno permesso di individuare un certo numero di aggeggi indispensabili che un tutor deve avere sempre a portata di mano, ovunque si trovi e qualunque tipo di intervento formativo debba seguire.

In ordine (per ora) rigorosamente casuale:

    • una decina di penne a sfera nere e/o blu: una serve a lui, le altre agli smemorati del  gruppo d’aula;
    • una penna a sfera rossa;
    • una matita e un bianchetto (non potrei dirlo ma, fidatevi, arriverà il giorno in cui li rimpiangerete);
    • una gomma;
    • almeno due evidenziatori di colori diversi;
    • pennarelli da lavagna a fogli mobili: uno nero, uno blu, uno rosso. Se avete anche quello verde, 10 punti in più;
    • una scorta annuale di post-it (è incredibile la quantità di docenti che ne fanno un uso indiscriminato);
    • forbici;
    • scotch;
    • colla;
    • graffette;
    • pinzatrice e relativi punti;
    • righello;
    • quaderno;
    • un certo numero di blocchi di fogli in formato A4, bianchi o al massimo quadrettati;
    • un certo numero (ma minore) di fogli in formato A3;
    • auricolari per l’i-pod (state calmi, è per il viaggio in treno);
    • auricolare per il telefono (è per il viaggio in macchina);
    • i-pod;
    • telefono;
    • pc portatile;
    • navigatore satellitare, se si hanno problemi di connessione col telefono;
    • caricabatterie per tutti i dispositivi che si hanno al seguito;
    • abbonamento telefonico top unlimited con chiamate, sms e traffico dati inesauribili per tutta la vita;
    • un fischietto (credetemi);
    • una mantella di lana (non è per insistere sul tema dei supereroi, è che stare seduti per 8 ore in un capannone in aperta campagna dopo un po’ si sente);
    • un termos di caffè, o altra bevanda a piacere;
    • vari generi di conforto alimentare;
    • uno o più adattatori per le prese elettriche;
    • una prolunga abbastanza lunga;
    • un raccoglitore ad anelli;
    • fogli A4 coi buchi;
    • salviette igienizzanti usa e getta;
    • scorte d’acqua potabile;
    • contanti.

Tutto questo deve viaggiare con te, non esiste che lo appoggi da qualche parte tanto il giorno dopo sei di nuovo lì.
Ho recentemente scoperto a mie spese che i furti in aula sono in aumento, e che soprattutto il materiale da cancelleria suscita improvvisi quanto incontrollabili impulsi di cleptomania virale.
Ecco perché, all’occorrenza, manca sempre qualcosa.
Ed ecco perché è bene essere previdenti.

Non è che tanta organizzazione faccia di un tutor un tutor migliore, è che semplicemente argina una serie di fastidi altrimenti inevitabili.
Il bello di questa lista è che è potenzialmente inesauribile, infatti ho in mente un project work, a completamento del modulo didattico, in cui ogni partecipante sarà invitato ad aggiungere il suo personale contributo alla creazione della borsa ideale, condividendo con sensato altruismo ogni suo bisogno più recondito.
A lavoro ultimato, si potrebbe cercare qualcuno che la progetti e poi la fabbrichi fisicamente, ché ancora non esiste e ci si arrangia col baule della macchina organizzato a ufficio e sacchetti di fortuna rimediati nei negozi di scarpe (i migliori sono quelli in plastica morbida per gli stivali, ho notato).

Ma, su tutto, una cosa renderebbe la mia vita davvero migliore: un camper!
Via libera alla raccolta fondi.

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2 pensieri riguardo “Supercalifragilistichespiralidoso

    1. Giuro!
      Il fischietto in aula si usa, ehm, fischiando.
      È eccezionale per richiamare all’ordine un gruppo particolarmente caotico, riporta il silenzio in meno di un secondo, in generale aiuta parecchio ad attirare su di sé l’attenzione dopo vani e ripetuti tentativi di sovrastare il frastuono che solo certi soggetti sanno creare.
      L’idea mi è venuta proprio da loro, pensa te.
      È leggermente più elegante di un fischio da bovaro e fa un po’ insegnante di educazione fisica: in genere è ben tollerato se non addirittura apprezzato, basta capire subito se il contesto lo consente e, naturalmente, non abusarne.
      Lo consiglio vivamente, soprattutto se si soffre di tonsillite.

      "Mi piace"

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