Use your illusion

C’è un annuncio di lavoro che mi attrae: un’Agenzia per il lavoro cerca uno specialista della formazione per la sua divisione interna.
La descrizione del profilo ricercato pare il mio ritratto preciso sputato.
Caso più unico che raro, il luogo di lavoro è dietro casa.
Mi candido.
Qualche giorno e vengo convocata per un colloquio conoscitivo dal Responsabile della selezione.
Qualche giorno ancora e mi presento all’evento.

Dopo un’ora abbondante in cui accompagno il Responsabile della selezione attraverso gli anfratti delle mie competenze in materia, mi viene detto che il mio profilo è interessante ma occorre sottoporlo all’attenta valutazione della Responsabile della formazione, oggi assente perché oberata di impegni in giro per il Paese.

Qualche giorno e Lui mi chiama per fissare un incontro con Lei.

Vista da fuori, la scena farebbe ridere se non fosse intimamente drammatica: Lui che mi porta su un palmo di mano, sponsorizzando la mia candidatura come se non avesse mai visto prima una persona che sa di cosa parla, Lei che tenta di scandagliare ogni singolo aspetto della mia vita lavorativa in cerca del pretesto nascosto per liquidarmi al più presto.
Non trovando di meglio, comincia a insistere fino alla nausea sul fatto che stanno cercando un profilo molto operativo, tutto gestione e niente progettazione, probabilmente un po’ squalificante per una come me, che di esperienza ne ha tanta quanta un veterano del Vietnam.

Io controbatto con decisione: mettere a disposizione del gruppo le mie competenze anche più infime mi pare una bella opportunità, non ho paura di sporcarmi le mani (di cosa stiamo parlando? stampare registri e calendari, inserire le ore di presenza dei partecipanti su un gestionale, cose così), anzi un po’ gradirei anche tornare a fare qualcosa di pratico ché dei massimi sistemi mi sono stufata, c’è il vantaggio di non dover perdere troppo tempo a insegnarmi il mestiere, e manco mi serve un gran preavviso per staccarmi dal posto attuale, visto che ho un contratto a progetto ridicolo.
Cosa a mio avviso non secondaria, data l’urgenza che sembrano avere.

Bene, ti facciamo sapere.

Qualche giorno e Lui mi chiama (sembra proprio di nascosto, forse dal cesso del personale) per dirmi in un filo di voce che gli dispiace molto ma Lei ha ritenuto che io fossi TROPPO QUALIFICATA per le loro esigenze.

Ok. Tra le cose che so fare, c’è anche saper incassare bene.

Passano 9 mesi, un ragionevole tempo di gestazione, essendo umani.
Ricevo la telefonata di un terzo personaggio, un’altra Lei sedicente addetta alla selezione, che col copione sotto il naso esprime la medesima esigenza di un tempo, convocandomi per un TERZO colloquio tutto tra donne: io Lei e l’Altra.

Poiché la mia situazione non è cambiata, e il mio contratto a progetto è sempre più ridicolo, vado.

Sembra che la persona scelta a suo tempo si sia rivelata NON ABBASTANZA QUALIFICATA per le loro esigenze.
Tuttavia, di nuovo si torna a rimarcare più volte il fatto che il profilo agognato è solo una specie di manovale della formazione, nulla più.
Al mio inesorabile ben venga, mi si fa presente che il livello contrattuale sarebbe inferiore al mio attuale.
Ma quale livello, lo vuoi capire che sono un precario in cerca di una qualsivoglia forma di stabilità?
Potreste fare di me ciò che più desiderate.
Sono sgomenta ma non demordo, confermo la mia disponibilità.

Passano i giorni e passano i mesi, e stavolta nessuno mi chiama per informarmi del rifiuto.

Tutto ok.
La mia situazione è cambiata: non ho più un contratto ridicolo.
Non ho proprio più un contratto.
Quelli a progetto non esistono più, sono stati spazzati via senza soluzione di continuità da un giorno all’altro, e da un giorno all’altro mi son ritrovata a dover ridisegnare il profilo di un destino lavorativo che, per quanto dannatamente traballante, sembrava essere segnato da una certa continuità nel perenne precariato.
Lo sconforto si è un po’ assopito e ha lasciato il posto a un afflato di progettualità che, se non fossi dotata di un’immensa immaginazione, non avrebbe mai visto la luce.
Mi concentro sul nuovo lasciando andare il vecchio, con la consapevolezza di chi perdona ma non dimentica, ma anche di chi non ha più tempo da perdere ormai da troppo tempo.

Continuo a guardarmi intorno ma con occhi nuovi, e cosa vedo?
Di nuovo lo stesso annuncio!
Di nuovo sono rimasti senza il manovale!

E Lui è ricomparso.
Timidamente, a sbirciare di soppiatto il mio profilo linkedin.

E quindi?

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