Pensiero a notte fonda, inaspettatamente piuttosto brilla.
Normalmente, si perde davvero un sacco di tempo dietro alle scemenze più inutili.
L’esistenza ne è piena.
Così piena che sembra normale non poterne fare a meno.
Su tutto, le preoccupazioni: a ben vedere, se le togli di mezzo rischi che ti si apra davanti all’improvviso un enorme e spaventoso buco nero, che poi non sai come riempire.
Perché riempirlo sembra l’unica soluzione possibile, non è che si prenda mai seriamente in considerazione l’ipotesi di tuffarcisi dentro.
La paura è una brutta bestia.
La paura fa paura.
E ci mancherebbe, è il suo mestiere.
Ma io non ho capito perché si debba aver paura di aver paura.
Non è che, a rifiutarla, quella se ne vada.
Anzi, ho proprio l’impressione che, più la respingi, più ti si attacca addosso come la peggiore delle zecche, succhiandoti via la linfa vitale che ti consente, in poche parole, di stare al mondo appunto da VIVO, e non da MORTO-CHE-CAMMINA.
Così succede che, più spesso che no, ci si blocchi inebetiti davanti al burrone e si resti lì immobili a guardare la vita che scivola via, senza che neanche si tenti di gustarla almeno un po’.
Beh, ecco qua la prima notizia: la vita scivola via comunque, anche se non stiamo fermi e intontiti a guardarla mentre lo fa.
Ed ecco la seconda: ci vuole coraggio per essere felici.
Ma non c’è coraggio senza paura.
Quindi, per la proprietà – se ben ricordo – transitiva, non si può essere felici senza averne una paura bestiale.
Facile.
La felicità è saper ridere in faccia alla paura.
E chi lo sa fare è una persona speciale.
Per dire, speciale come la pizza.
Scusate se è poco.